martedì 19 gennaio 2016

Doppia Esposizione. Berlin 1985-2015

 Edizioni del Foglio Clandestino

DOPPIA ESPOSIZIONE
BERLIN 1985-2015
 


con 134 fotografie di M. Hughes, W. Krolow, E. Papa e P. Woelck
Gleis 13 – 1 – 320 pagine – 20 €uro – 21 x 21 cm. – ISBN 978-88-940190-1-8
redazione@edizionidelfoglioclandestino.it

Doppia esposizione.
Berlin 1985-2015 è un’opera in cui confluiscono il saggio narrativo e il racconto fotografico. In essa l’autrice Natascia Ancarani ricostruisce la trasformazione di tre quartieri berlinesi dal 1985 ai nostri giorni scegliendo di descrivere alcuni luoghi esemplari come Potsdamer Platz, Bernauer Straße, Prenzlauer Berg, Kreuzberg. Tale ricerca mostra in forma critica le metamorfosi della capitale tedesca «come una doppia esposizione in cui la città scomparsa traluce ancora dalla città appena ricostruita». Si tratta di una sorta di viaggio tra luoghi, volti e accadimenti in cui emerge la complessità del rapporto tra presente e passato configurando la città anche come «organismo memoriale».

Il testo è corredato da un’ampia documentazione fotografica con 134 fotografie di M. Hughes, W.Krolow, E. Papa e P. Woelck, dai saggi Berlino futura di Franco Romanò e Il rammendo di Mnemosyne di Sergio Lagrotteria e da una sezione di testi poetici ispirati alla città tedesca (Kunze, Czechowski, Celan, Heym, Szymborska). Con Doppia esposizione. Berlin 1985-2015 le Edizioni del Foglio Clandestino inaugurano ufficialmente la nuova collana Gleis 13.







«Le città vivono a lungo. Le loro trasformazioni sono spesso lente e parziali. Molte opere resistono immutate attraverso i secoli e fanno da sponda all’esistenza umana, mutevole e breve. […] Immaginiamo di tornare in un luogo familiare, dopo anni di assenza, e di ritrovarlo cambiato, tanto da non riconoscerlo. […] Forse diventerebbe una questione vitale ricordarlo con maggiore precisione, raccogliere vecchie fotografie o testimonianze, raccontare com’era un tempo. [...] Ho scelto di descrivere pochi luoghi esemplari, Potsdamer Platz, Bernauer Straße, Prenzlauer Berg, Kreuzberg. Luoghi che sono, più di altri, crogiuoli di memorie personali e collettive, di ricostruzioni o trasformazioni. [...] La prospettiva scelta è parziale, volutamente frammentaria e personale. Il libro non traccia grandi affreschi, ma scende nei particolari. Occupa una posizione, spesso scomoda, un punto di vista con cui si può facilmente dissentire».

(Dalla nota Città del ricordo di N. Ancarani)



Grafica di D. D’Angelo. In copertina: Torre della televisione e Nikolaiviertel. Gru. Berlino Est, 1985. Fotografia di P. Woelck.

Retro: Mitte, Tucholskystraße. Palazzo velato, Berlino, 1 Agosto 2013. Fotografia di E. Papa



«Dal 1989 Berlino è stata una città mito. Anche in passato la città aveva avuto la forza d’attrazione di un mito, ma per ragioni talmente diverse da sembrare, di volta in volta, un luogo differente. La storia della città è questa dalla seconda metà dell’Ottocento, cioè da quando è diventata così importante e tragicamente decisiva per la storia tedesca ed europea. Il primo spunto per scrivere questa introduzione lo trovo proprio nella giovinezza di questa metropoli. Le grandi città mediterranee sono segnate dal tempo, dalla storia che si portano sulle spalle, per non parlare di quelle del vicino Oriente. Damasco ha più di tremila anni di vita, Roma quasi tremila, mentre le città del grande Nord sono recenti, alcune appena nate. Berlino è fra queste, il monumento più antico della città risale al Settecento, il fazzoletto di terra (quasi un’isola) che si trova a fianco del Municipio della città, è un quartiere fra i più antichi, ma le targhe portano date che risalgono alla seconda metà del Settecento. Berlino è la modernità per eccellenza, l’unica città europea – si dice solitamente – ad assomigliare alle metropoli americane. Storia davvero curiosa, che dimentica un particolare importante e cioè che si tratta del contrario: furono gli architetti della Bauhaus, nei favolosi anni Venti, a inventare l’architettura moderna a Berlino per poi portarla oltre Atlantico dal 1933 in poi, in fuga dalla Germania hitleriana».

(Dal saggio Berlino futura di F. Romanò)


«Ogni città ha la sua storia. E Berlino ne ha una molto particolare: esaltante e tragica insieme e con un futuro non ancora compiutamente decifrabile. L’aspirazione al luogo che ridefinisca la propria identità, la propria storia e il proprio futuro: questo è il compito estremamente difficile che Berlino ha dinanzi a sé. […] Il territorio urbano è la cornice, lo scenario delle vicende umane: dell’ethos delle generazioni, degli eventi di grande portata storica, come degli insignificanti episodi quotidiani. Nondimeno, non basta togliere o abbattere un edificio o una statua o qualsiasi altro simbolo (specie se negativo) di una città per cancellare il passato. Come non basta costruire il nuovo per generare una nuova civiltà. La città, pur essendo un organismo fisico e concreto, è anche un organismo memoriale, cui volgere lo sguardo per attingere qualcosa che richiede di essere guardato e recepito nuovamente».

(Dal saggio Il rammendo di Mnemosyne di S. Lagrotteria)



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